Sicilia flagellata

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Società Geologica Italiana

Nonostante che da quasi un ventennio esista in Sicilia un Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.), con il quale è stata avviata sia la pianificazione sia la programmazione di azioni, interventi e norme d'uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio siciliano, si continuano a piangere vittime a causa di alluvioni.
Dopo la Sardegna, il nordest italiano e la Liguria, ora anche la Sicilia è flagellata nelle ultime ore dalle piogge che nel Palermitano e nell'Agrigentino hanno fatto esondare i corsi d'acqua con bilancio pesantissimo di 12 vittime e devastazione nei centri abitati, nel sistema viario e nelle campagne.
Le carte del P.A.I. riportano la distribuzione della pericolosità da esondazione, su livelli decrescenti (da P3 – elevata – a P1 – moderata). A ciascun livello di pericolosità, e nel caso di conseguente rischio, corrispondono specifiche norme in virtù delle quali l'utilizzo del territorio dovrebbe essere regolamentato per consentire condizioni di sicurezza in maniera da prevenire effetti drammatici degli eventi naturali.
Tutto questo ancora oggi è ben lungi dall'essere realizzato. Inoltre, questo unito all'assenza in più della metà del territorio siciliano di una cartografia geologica moderna a scala 1:10000 e 1:50000 (progetto CARG), rende la Sicilia particolarmente vulnerabile in occasione anche di eventi naturali di intensità inferiore a quelli registrati in questi giorni.
La valle del Fiume Milicia, nel palermitano, nel tratto in cui insisteva l'abitazione travolta dalle acque, con la conseguente distruzione di una intera famiglia, era classificata in classe P3, cioè ad elevato rischio dove non dovrebbe trovarsi alcun tipo di insediamento abitativo umano.
La presidenza del consiglio ha annunciato che sono stati messi a disposizione per il dissesto idrogeologico un miliardo per interventi di sicurezza del territorio, per proteggere e salvaguardare le vite umane. Poi ulteriori 50 milioni per le autorità di bacino per la regimentazione idraulica dei percorsi fluviali. 
Ma ancora oggi il progetto di cartografia geologica CARG manca di rifinanziamento da oltre un quindicennio così che si continua a operare su un territorio senza conoscere le ragioni geologiche della sua fragilità e instabilità.
Investire sulla conoscenza geologica del territorio sarebbe essenziale affinché si possano pianificare opere e regolamentazioni, in maniera da prevenire eventi come quelli di questi giorni, restituendo all'ecosistema gli spazi che gli competono, aree golenali, pianure alluvionali, meandri fluviali, applicando le leggi già esistenti.

Per interviste
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Sandro Conticelli (Presidente della Società Geologica Italiana)
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