Il Prof. Mario Boccaletti si è laureato nel 1962 in Scienze Geologiche con una tesi dal titolo "Rilevamento geologico della zona nei dintorni del Passo di Viamaggio (Pieve S. Stefano)", relatore G. Merla. Successivamente alla tesi di Laurea, partecipò ai rilevamenti della II edizione della Carta Geologica d'Italia, e fu poi assunto come borsista CNR. Dal 1970, entrò in servizio come ricercatore presso il Centro per la Geologia dell'Appennino in rapporto alle Geosinclinali Mediterranee di Firenze. Libero Docente in Geologia dal 1970, assunse l'incarico di docente del corso di Litologia e Geologia alla Facoltà di Ingegneria di Firenze, dal 1976 al 1979. Nel 1980 divenne Professore ordinario di Geologia Strutturale alla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali di Firenze, dove già teneva il corso di Geologia Strutturale da qualche anno.
I primi anni della sua attività scientifica furono dedicati a studi stratigrafici sulla Serie Toscana ed in parallelo partecipò a numerose missioni all'estero (ex Yugoslavia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, Iran), secondo la tradizione del Centro di Studi per la Geologia dell'Appennino di Firenze.
Queste missioni portarono Mario Boccaletti a sviluppare una visione regionale a grande scala della geologia e furono la premessa analitica per i successivi lavori sulla geodinamica dell'area mediterranea. I primi anni Settanta videro infatti la pubblicazione di una serie di lavori, i primi in Italia, anche se presto seguiti da quelli di altri ricercatori, che applicavano le nuove teorie geodinamiche della plate tectonics all'area del Mediterraneo Centrale e all'Est europeo. A quei lavori parteciparono attivamente Giovanni Guazzone e Piero Elter. Alcune delle ipotesi enunciate in quei primi lavori sono state in seguito avvalorate e confermate da un'abbondante mole di dati. Infatti, per meglio capire la portata delle ipotesi e delle ricostruzioni geodinamiche formulate in quei lavori di Boccaletti bisogna ricollocarli a quel tempo, nel quale, ad esempio, i dati geofisici e sulla geologia marina erano estremamente scarsi e meno affidabili di quelli di cui disponiamo oggi. Quel periodo fu senz'altro uno dei più prolifici della carriera di Mario Boccaletti che iniziò già da allora a pubblicare in lingua inglese e su riviste internazionali, come la prestigiosa Nature, in un momento in cui la grande maggioranza dei lavori italiani, sia pure validissimi, era generalmente a carattere locale e pubblicata su riviste nazionali. Questa visione di Mario Boccaletti, la sostanziale vivacità intellettuale e la mancanza di provincialismo culturale, ha rappresentato una costante caratteristica della sua carriera, che ha poi trasmesso ai suoi allievi e collaboratori.
Nel 1980 Mario Boccaletti diventa Professore Ordinario; osservando l'elenco delle sue pubblicazioni si nota che questa tappa non ha rappresentato un punto di arrivo nella sua carriera ma piuttosto la spinta per un ulteriore ampliamento dei suoi interessi scientifici, supportata dall'acquisizione e assimilazione delle nuove tecniche della geologia strutturale nel campo della tettonica sia fragile che duttile. Sono dei primi anni Ottanta i lavori in collaborazione con Guido Gosso sulle Alpi Apuane. Iniziarono in quegli anni gli studi sulle deformazioni recenti delle successioni neogenico-quaternarie dell'Appennino Settentrionale. È stata prodotta nel 1982 la Carta Geologico-strutturale dell'Appennino Settentrionale in scala 1:250.000 (4 fogli) da parte del Sottoprogetto 5, da lui coordinato., del Progetto Finalizzato Geodinamica.
Gli anni Ottanta videro Mario Boccaletti molto impegnato su vari fronti: elaborazione di carte paleogeografiche sia in area peritirrenica che mediterranea nell'ambito del Regional Committee on Mediterranean Neogene Stratigraphy, con la costituzione di un gruppo di lavoro che raccoglieva ricercatori di tutte le università italiane. Iniziarono gli studi strutturali in Marocco, in Spagna, in Tunisia, ovvero nel Mediterraneo occidentale, area meno studiata in precedenza. Tali studi sfociarono in pubblicazioni internazionali e carte geologiche. Nell'ambito della Cooperazione per lo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri passò numerosi semestri prima in Somalia, presso la ''National Somalia University" di Mogadiscio, studiandone l'evoluzione del margine passivo indiano, e poi in Etiopia, presso l'università di Addis Abeba, iniziando a studiare il settore dei Rift Africani con idee innovative ed un approccio integrato tra geologia strutturale e petrografia, poi seguito da molti altri ricercatori.
Molti dei progetti e delle iniziative sono tuttora portati avanti dai suoi allievi, nel solco da lui tracciato. Non pago di questi progetti, a testimonianza della già citata vivacità e curiosità scientifica, negli anni Novanta indusse i suoi giovani collaboratori ad acquisire competenze in settori innovativi quali la tettonica attiva e morfotettonica e la modellizzazione analogica sperimentale, stipulando accordi e collaborazioni con le più prestigiose università straniere.
Dal punto di vista dell'attività didattica vorremmo segnalare che il corso di Geologia strutturale, da lui tenuto fin dagli anni Settanta a Firenze, è stato uno dei primi in Italia. Nei primi anni Novanta creò inoltre un consorzio tra le Università di Firenze, Camerino, Catania e Cosenza (e successivamente anche Chieti e Parma) per un dottorato in Geologia Strutturale, al quale fu collegata una Advanced School in Structural Geology tenuta a Trieste, alla quale hanno insegnato i maggiori esperti al mondo dei vari settori della geologia strutturale a partecipato un gran numero di studenti italiani e stranieri.
Inoltre, nel decennio 1982-1992 è stato Direttore del Centro per la Geologia dell'Appennino in rapporto alle Geosinclinali Mediterranee di Firenze, interpretando attivamente e proficuamente questo ruolo, incrementando la produzione scientifica e la vocazione internazionale della struttura.
Anche negli anni più recenti ha continuato a collaborare col suo gruppo portando a compimento alcuni progetti e impostandone di nuovi, come ad esempio, anche in questo caso tra i primi in Italia, quello sulla geologia urbana.
Dall'intero curriculum si evince come Mario Boccaletti abbia perseguito interessi scientifici in vari campi della geologia con una curiosità mai sopita ed una notevole attenzione sia all'evoluzione delle conoscenze di base che alle più recenti ed innovative metodologie di lavoro man mano che si sviluppavano. Inoltre, l'entusiasmo con cui affrontava nuove sfide è sempre stato uno stimolo per i collaboratori come pure l'innata simpatia che maggiormente trasmetteva durante le missioni sul terreno.
Riteniamo pertanto che Mario Boccaletti abbia rappresentato l'esempio di un ricercatore curioso e attento e che abbia contribuito in modo significativo all'evoluzione delle conoscenze geologiche dell'area mediterranea