23 giugno 2019, il Terremoto di Colonna: la sismicità alle porte di Roma

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Società Geologica Italiana

A cura dei soci Massimo Mattei e Guido Giordano

Il terremoto di Colonna avvenuto nella notte del 23 giugno (Mw 3.6, epicentro Lat 41,86, Lon 12,76, http://cnt.rm.ingv.it/event/22524231) segue a distanza di alcuni mesi l'analogo evento del  30 dicembre 2018 (Terremoto di Gallicano). Seppur di bassa magnitudo, il terremoto è stato risentito da un gran numero di persone ed ha destato notevole interesse negli organi di stampa nazionali, soprattutto per la sua vicinanza con la città di Roma. L'area di Colonna si trova lungo il margine tirrenico laziale, alle pendici settentrionali del vulcano dei Colli Albani e nelle vicinanze dei primi rilievi appenninici, costituiti dai Monti Prenestini e Tiburtini (Figura 1).


Fig. 1 – Schema strutturale del margine tirrenico laziale. L'epicentro del terremoto di Colonna è indicato dalla stella.

L'analisi della sismicità storica e strumentale (Frepoli et al., 2010) mostra che l'area epicentrale è interessata da terremoti locali di bassa e moderata magnitudo, mentre i maggiori risentimenti sono legati prevalentemente alla sismicità appenninica e alle sequenze sismiche dei Colli Albani. L'area epicentrale è caratterizzata da una sismicità diffusa, compresa nell'area che include i bacini delle Acque Albule e Pantano Borghese, con dei cluster maggiori nell'area di Monteporzio (Figura 2). L'analisi dei meccanismi focali di questi eventi mostra una direzione di massina estensione orientata NE-SO, mentre la distribuzione degli ipocentri sembra identificare nell'area a nord di Monteporzio superfici di rottura orientate NO-SE e immergenti a SO (Frepoli et al., 2010). Occorre inoltre ricordare che nella città di Palestrina, pochi chilometri ad est dell'area epicentrale, sono segnalati due eventi sismici (1844 e 1876) con intensità macrosismica VII, di cui non si conosce la struttura sismogenica (Tertulliani et al., 1998).

Figura 2 – Mappa della sismicità dell'Appennino Centrale e del Lazio. I cerchi bianchi rappresentano la sismicità strumentale registrata dalla Rete Sismica nazionale nel periodo 2000-2007. La localizzazione dei terremoti maggiori (M ≥ 4.0) sono mostrate in rosso. Sismicità storica: i quadrati rossi sono proporzionali all'intensità macrosismica. L'epicentro del terremoto di Colonna è indicato dalla stella rossa (da Frepoli et al., 2010).

L'assetto tettonico del margine tirrenico laziale è caratterizzato dalla presenza di faglie normali ad alto angolo, orientate NO-SE. Queste faglie sono oggi molto evidenti e sismicamente attive nell'area appenninica, mentre lungo il margine tirrenico sono generalmente sepolte al di sotto delle estese coperture vulcaniche quaternarie e la loro esistenza è principalmente dedotta dallo studio del sottosuolo attraverso indagini geofisiche e pozzi profondi dedicati alla ricerca di fluidi geotermici.

Lungo il margine tirrenico laziale l'attività tettonica legata a fasce di taglio trascorrenti destre, ad andamento meridiano e che interessano principalmente l'area di Bagni di Tivoli, è molto importante e si protrae nel Pleistocene superiore. Come altresì importante nella definizione dell'assetto tettonico di questa zona è il ruolo rivestito dalle strutture tettoniche trasversali, ad andamento NE-SO, che esercitano un efficace controllo sulla localizzazione del vulcanismo Pliocenico e Quaternario nell'area. Infatti, i centri principali del vulcanismo laziale si sono formati in corrispondenza dell'intersezione tra elementi tettonici appenninici ed elementi trasversali, ad andamento anti-appenninico, che evidentemente rappresentano strutture preferenziali per la risalita del magma originato nel mantello terrestre e per l'emissione di fluidi profondi.

L'area epicentrale del terremoto di Colonna è localizzata sul plateau ignimbritico, che rappresenta l'elemento morfologico di raccordo tra i rilievi appenninici e le pendici settentrionali dei Colli Albani. Si tratta di un'area particolarmente estesa, con quote comprese tra i 300 e i 150 m, caratterizzata dalla presenza di un reticolo idrografico particolarmente sviluppato, con una serie di valli estremamente incise (Figura 3). Queste erodono profondamente la superficie pianeggiante data sia dalla superficie deposizionale delle grandi ignimbriti dell'attività albana, rappresentate prevalentemente dal Tufo di Villa Senni Auctt., che da estesi depositi di travertino, particolarmente sviluppati nei pressi di Gallicano.

 
Figura 3 – Vista verso sud-ovest del plateau ignimbritico dei Colli Albani (visibili sullo sfondo) alle pendici  delle strutture appenniniche. La morfologia dell'area è caratterizzata da creste molto ampie e sub pianeggianti che in genere si raccordano con i fondovalle con pendii dolci in presenza di materiali poco coerenti (pozzolane) e invece ripidi in presenza di materiali lapidei (tufi litoidi e lave) (Figura 2).

Il reticolo idrografico ha un andamento generalmente rettilineo e risente fortemente dell'assetto delle principali strutture appenniniche delle quali segue il trend generale (Figura 4). La superficie legata al plateau ignimbritico è inoltre interessata dalle depressioni di forma circolare dei maar1 di Prata Porci e Castiglione, legati  all'attività freatomagmatica dei Colli Albani. Nella stessa area, immediatamente a meridione del centro di Castiglione, è ubicata la depressione morfotettonica di Pantano Borghese, che si estende con una forma rettangolare per una superficie di circa 7 km2 e che trova la sua origine nella presenza delle fratture ad andamento NNO-SSE responsabili dell'alimentazione delle grandi colate laviche di Osa e Saponara. Gli apici delle principali colate di lava sono definiti dalla presenza di una serie di coni di scorie (Monte Massimo, Colonna, Monte Porzio Catone, Tuscolo), con dimensioni che possono raggiungere le diverse centinaia di metri di diametro e altezze dell'ordine del centinaio di metri. Le colate di lava, insieme ai relativi coni di scorie, rappresentano l'elemento morfologico di raccordo tra le propaggini settentrionali della caldera Tuscolano-Artemisia e il plateau ignimbritico che caratterizza la morfologia della campagna romana (Figura 4).

Fig. 4 – Carta geologica dell'area epicentrale, compresa tra la depressione tettonica di Bagni di Tivoli (a nordovest), i rilievi appenninici dei Monti Tiburtini e Prenestini (ad est) e i rilievi del settore settentrionale del vulcano dei Colli Albani. Ad ovest dell'area epicentrale sono visibili la depressione di Pantano Borghese, le grandi colate laviche di Saponara-Osa, con i relativi sistemi di coni di scorie, e i maar eccentrici di Pantano Borghese e Castiglione (modificata da: Giordano et al., 2010).

Nell'area di Gallicano sono anche presenti depositi di travertino i cui omologhi più importanti sono rappresentati dai travertini delle Acque Abule a Tivoli. I travertini di Bagni di Tivoli si sono formati all'interno di una estesa depressione tettonica legata all'attività di sistemi di taglio trascorrenti destri ad andamento meridiano, che sono sede di una importante circolazione idrotermale (Faccenna et al., 1994).

Le strutture meridiane che bordano il bacino delle Acque Albule rappresentano anche le strutture principali poste al bordo dell'importante depressione di Pantano Borghese, situata a meridione del bacino delle Acque Albule e sede di una importante sedimentazione lacustre sino all'Olocene. Nell'area di Pantano Borghese i dati di sondaggio evidenziano come questo settore sia stato oggetto durante il Pleistocene medio di un'intensa subsidenza di origine tettonica, indicata dall'ingente spessore dei depositi lavici e dallo sviluppo di un esteso bacino lacustre delimitato da discontinuità strutturali sepolte, ad andamento NNO-SSE. L'esistenza di questi elementi strutturali è testimoniata dalla presenza di un un esteso plateau di lava che origina da un sistema di fratture ad andamento NO-SE associate a coni di scorie (Colle di S. Andrea, Colonna, Monte Falcone, M. Massimo) e a centri freatomagmatici (maar di Castiglione). Questi allineamenti di centri di emissione sono attribuibili allo sviluppo di fessure extracalderiche successive alla formazione della Caldera Tuscolano-Artemisia (Figura 4).

Riferimenti Bibliografici
Faccenna C., Funiciello R., Montone P., Parotto M.  & Voltaggio M. (1994a) - Late  Pleistocene strike-slip tectonics in the Acque Albule Basin (Tivoli, Latium). Mem. Descr. Carta geol. It., 49 : 37-50.

Frepoli, A., F. Marra, C. Maggi, A. Marchetti, A. Nardi, N. M. Pagliuca, and M. Pirro (2010), Seismicity, seismogenic structures, and crustal stress fields in the greater Rome area (central Italy), J. Geophys. Res., 115, B12303, doi:10.1029/2009JB006322.

Gasparini C., Di Maro R., Pagliuca N., Pirro M. & Marchetti A. (2002) - Recent seismicity of the "Acque Albule" travertine basin. Ann. Geophys. 45:, 537–550.

Giordano G., Mattei M.  & Funiciello R. (2010). Geological Map of the Colli Albani Volcano, Scale 1:50.000. In Funiciello, R. & Giordano, G. (eds): The Colli Albani Volcano. Special Publications of IAVCEI, (The Geological Society, London, UK).

Tertulliani, A.,  Del Mese, S. Di Giovambattista, R. Pirro, M. (1998). Revision of the 1844 Palestrina earthquake following the recovery of an unpublished document. Annali di Geofisica, 41, 591-605.


Banner sotto il titolo  – Schema tettonico del margine tirrenico laziale con evidenziata la localizzazione (stella rossa) dell'epicentro del terremoto del 30.12.2018.
 
1Cratere, spesso occupato da un lago poco profondo, prodotto da un'eruzione vulcanica esplosiva, freatica o freatomagmatica. Il maar si forma infatti per l'interazione tra magma e acqua di falda.