Ambiente e civiltà: il ruolo dell'evoluzione naturale all'emergere della civiltà Gandhara in Pakistan!
Sul campo archeologi e geologi italiani!
Rodolfo Carosi – Presidente della Società Geologica Italiana: "Tra le molte ricerche presentate a Torino al 37th HKT un team internazionale di ricercatori, archeologi e geologi ha esaminato le condizioni degli ambienti del passato che hanno influenzato la crescita di una splendida e molto antica civiltà: i Gandhara!".
Maria Giuditta Fellin del Dipartimento di Scienze della Terra di Zurigo:" La valle dello Swat, nel Pakistan settentrionale, custodisce i magnifici resti dell'antica civiltà di Gandhara, che inizio' ad emergere oltre 3000 anni fa e che fu resa unica dall'incontro con la cultura ellenica, portata da Alessandro Magno, con quella buddista, diffusa da monaci orientali. In settant'anni di scavi, la Missione archeologica Italiana in Pakistan (ISMEO/Università Ca' Foscari Venezia) ha riportato alla luce città, templi e innumerevoli opere d'arte che ancora oggi incantano studiosi e visitatori!".
Claudio Faccenna, Professore presso Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma Tre:" In definitiva, il mosaico di indizi geologici e archeologici suggerisce che il fondo vallivo, con i suoi sedimenti fertili e facilmente lavorabili, insieme a possibili variazioni climatiche verso condizioni più umide, abbia offerto un ambiente particolarmente favorevole alla nascita di comunità agricole stabili e produttive. Su queste basi si sarebbe poi potuta sviluppare una società complessa!".
"Tra le molte ricerche presentate a Torino al 37th HKT un team internazionale di ricercatori, archeologi e geologi ha esaminato le condizioni degli ambienti del passato che hanno influenzato la crescita di una splendida e molto antica civiltà: i Gandhara". Lo ha annunciato Rodolfo Carosi, Presidente della Società Geologica Italiana.
"La valle dello Swat, nel Pakistan settentrionale, custodisce i magnifici resti dell'antica civiltà di Gandhara, che inizio' ad emergere oltre 3000 anni fa e che fu resa unica dall'incontro con la cultura ellenica, portata da Alessandro Magno, con quella buddista, diffusa da monaci orientali. In settant'anni di scavi, l'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO) ha riportato alla luce città, templi e innumerevoli opere d'arte che ancora oggi incantano studiosi e visitatori.
Di fronte a tanta ricchezza culturale, sorge spontanea una domanda: quali condizioni ambientali — il clima e il paesaggio — hanno favorito lo sviluppo di una civiltà così straordinaria? Qui entrano in gioco i geologi, che cercano di ricostruire il paesaggio antico e la sua evoluzione per capire il legame tra natura e insediamenti umani.
La valle principale dello Swat – ha dichiarato Maria Giuditta Fellin del Dipartimento di Scienze della Terra di Zurigo - soggetta a inondazioni periodiche e catastrofiche, era poco adatta a ospitare comunità stabili. Molto più favorevoli erano invece le valli laterali, caratterizzate da versanti dolci e fondi ampi, attraversati da torrenti poco incisivi. Questi ambienti custodiscono spessi depositi di sedimenti più fini (siltosi) e più grossolani (ghiaiosi), organizzati in terrazzi quasi pianeggianti: un sottosuolo fertile e facilmente lavorabile, perfetto per l'agricoltura.
L'architettura dei terrazzi mostra che a una fase di riempimento delle valli seguì una fase di incisione, probabilmente legata a cambiamenti climatici. Sedimenti portati dal vento (eolici) accumulatisi probabilmente durante le fasi fredde e aride del Pleistocene-Olocene iniziale vennero ridistribuiti nei fondovalli e poi incisi da fiumi più ricchi d'acqua in un periodo più umido. Le datazioni al radiocarbonio suggeriscono che queste fasi piovose iniziarono circa 3200–3400 anni fa, proprio quando il paesaggio assumeva la forma terrazzata che accolse i primi insediamenti. Intorno a 2600 anni fa, un'alluvione seppellì i primi manufatti, lasciando dietro di sé un nuovo terrazzo più basso, sul quale sorse poi una città importante, protetta da un colle fortificato".
La Geologia incontra l'Archeologia!
"In definitiva, il mosaico di indizi geologici e archeologici suggerisce che il fondo vallivo, con i suoi sedimenti fertili e facilmente lavorabili, insieme a possibili variazioni climatiche verso condizioni più umide, abbia offerto un ambiente particolarmente favorevole alla nascita di comunità agricole stabili e produttive. Su queste basi si sarebbe poi potuta sviluppare una società complessa – ha detto Claudio Faccenna, Professore presso Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma Tre - capace di esprimere forme artistiche e culturali raffinatissime come quelle che ancora oggi ammiriamo nei resti della civiltà di Gandhara. Pur trattandosi di ipotesi che richiedono ulteriori conferme, il legame tra paesaggio, clima e cultura rimane una chiave affascinante per comprendere come la natura possa aver contribuito alla fioritura di una delle civiltà più originali del subcontinente indiano".