Giulia Schirippa Spagnolo – ricercatrice Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza: " La Toscana, dove già sono state misurate concentrazioni rilevanti di H₂ in fluidi idrotermali, emerge come un'area con un alto potenziale esplorativo. Nei campioni analizzati – vene idrotermali e rocce alterate – sono state identificate inclusioni fluide contenenti idrogeno, confermando così che questi processi possono effettivamente generare H₂ naturale. Il prossimo passo sarà quello di quantificare la potenziale produzione di idrogeno associata a questi graniti, per valutarne concretamente l'interesse esplorativo!".
"Stiamo conducendo la ricerca "Genesis of Natural Hydrogen by Hydrothermal Alteration of Tuscan Peralkaline Granites" che fa parte del progetto europeo NHEAT (Natural Hydrogen for Energy trAnsiTion; https://www.nheat-project.it/) finanziato dal programma PRIN PNRR 2022 e portato avanti da ricercatrici e ricercatori del CNR, dell'Università Sapienza di Roma, e degli INGV. L'obiettivo di questo progetto è quello di identificare in Italia le aree maggiormente promettenti per la potenziale futura esplorazione di idrogeno naturale, combinando studi di geochimica delle rocce e dei fluidi (acque e gas) con ricerche geologico-struttuali!". Lo ha annunciato Giulia Schirippa Spagnolo del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma. Lo studio è stato presentato nell'ambito del recente Congresso Nazionale Congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e della Società Geologica Italiana, tenutosi a Padova!
"Ad oggi, la letteratura scientifica riconosce oltre 300 reazioni geochimiche in grado di generare idrogeno naturale. Nel contesto italiano, due processi si rivelano particolarmente significativi: la serpentinizzazione delle rocce peridotitiche e l'alterazione idrotermale dei graniti peralcalini. La Toscana, dove già sono state misurate concentrazioni rilevanti di H₂ in fluidi idrotermali, emerge come un'area con un alto potenziale esplorativo. La domanda centrale è: qual è l'origine di questo idrogeno? Potrebbe derivare dall'alterazione idrotermale delle grandi intrusioni granitiche presenti in profondità? Per testare questa ipotesi – ha concluso la ricercatrice - abbiamo studiato un "analogo esumato" di tali graniti. Nei campioni analizzati – vene idrotermali e rocce alterate – sono state identificate inclusioni fluide contenenti idrogeno, confermando così che questi processi possono effettivamente generare H₂ naturale. Il prossimo passo sarà quello di quantificare la potenziale produzione di idrogeno associata a questi graniti, per valutarne concretamente l'interesse esplorativo".