Le recenti frane nelle Dolomiti: la Società Geologica Italiana sollecita un ripensamento strategico del rischio idrogeologico in un territorio montano abitato e ad alta vocazione turistica.
Rodolfo Carosi (Presidente della Società Geologica Italiana): "I cittadini e i decisori devono essere consapevoli della geologia e della dinamicità del territorio. Ciò potrebbe includere, ad esempio la valutazione di soluzioni innovative come la realizzazione di viadotti rialzati in aree ad alta criticità, capaci di permettere il transito delle colate detritiche al di sotto della sede stradale. E se necessario valutare anche possibili delocalizzazioni".
Piero Gianolla (Docente Geologia Università Ferrara): " Queste montagne presentano pareti molto ripide, intensamente fratturate per la presenza di sistemi di faglie e, di conseguenza, presentano alla loro base ingenti accumuli detritici. Questa conformazione geomorfologica conferisce all'area una predisposizione naturale a fenomeni franosi. L'innalzamento dello zero termico, dovuto ai cambiamenti climatici, provoca lo scioglimento del permafrost e del ghiaccio nelle fratture rocciose. Questo processo compromette la stabilità delle pareti, facilitando l'ingresso dell'acqua che, gelando nelle fratture della roccia aumenta di volume esercitando un'azione di cuneo, sgretolando ulteriormente la roccia".
"Fragilità intrinseca e accelerazione climatica: un connubio pericoloso. Le aree colpite, in particolare i versanti dell'Antelao e della Croda Marcora (Gruppo del Sorapiss) rivolti verso la Valle del Boite, sono caratterizzate da una geologia complessa. Come evidenziato dagli specialisti del settore. Queste montagne presentano pareti molto ripide, intensamente fratturate per la presenza di sistemi di faglie e, di conseguenza, presentano alla loro base ingenti accumuli detritici. Questa conformazione geomorfologica conferisce all'area una predisposizione naturale a fenomeni franosi. La storia della Valle del Boite documenta numerosi eventi alluvionali e franosi, alcuni di portata catastrofica come la frana dell'Antelao del 1841. Tuttavia, la SGI sottolinea come lo scenario attuale e recente si distingua per l'accelerazione e l'intensificazione di questi fenomeni. L'innalzamento dello zero termico, dovuto ai cambiamenti climatici, provoca lo scioglimento del permafrost e del ghiaccio nelle fratture rocciose. Questo processo compromette la stabilità delle pareti, facilitando l'ingresso dell'acqua che, gelando nelle fratture della roccia aumenta di volume esercitando un'azione di cuneo, sgretolando ulteriormente la roccia.
A questo si aggiunge una drastica alterazione dei regimi pluviometrici, con eventi di pioggia estrema sempre più frequenti, che scaricano in poche ore quantità d'acqua equivalenti a quelle di un intero mese, saturando rapidamente i depositi detritici e innescando colate. detritiche". Lo ha dichiarato Piero Gianolla, Docente di Geologia Università di Ferrara.
E interviene il Presidente della Società Geologica Italiana!
"Le recenti e ripetute frane che hanno interessato le Dolomiti, un gioiello naturale dichiarato Patrimonio UNESCO, in particolare le aree di Cortina d'Ampezzo e San Vito di Cadore con l'interruzione della strategica Strada Statale 51 di Alemagna e la frazione di Cancia a Borca – ha dichiarato Rodolfo Carosi, Presidente della Società Geologica Italiana - ripropongono con urgenza la necessità di un approccio rinnovato e proattivo alla gestione del rischio idrogeologico in contesti montani densamente abitati e caratterizzati da importanti flussi turistici.
La Società Geologica Italiana (SGI) desidera richiamare l'attenzione su questi fenomeni, analizzandone le cause e le implicazioni e suggerendo proposte per una maggiore resilienza del territorio".
Impatti su comunità e turismo: necessità di un nuovo modello di gestione del rischio.
"La Società Geologica Italiana ribadisce che il rischio zero non è un'opzione realistica in ambienti montani dinamici. La gestione attuale, spesso orientata all'intervento emergenziale, necessita di un profondo ripensamento per evolvere verso un modello più proattivo e di lungo periodo, che salvaguardi sia la sicurezza dei residenti che la continuità delle attività turistiche.
Non è più sufficiente e pensabile intervenire solo dopo che un evento si è verificato e lo ripete da molti anni la Società Geologica Italiana. Per un'efficace prevenzione, è imperativo un approccio strategico alla pianificazione delle infrastrutture, che tenga conto dell'ineludibile dinamicità del territorio.
I cittadini e i decisori devono essere consapevoli della geologia e della dinamicità del territorio. Ciò potrebbe includere, ad esempio – ha continuato Carosi - la valutazione di soluzioni innovative come la realizzazione di viadotti rialzati in aree ad alta criticità, capaci di permettere il transito delle colate detritiche al di sotto della sede stradale. Tali interventi richiedono studi geologici e geotecnici approfonditi e adeguati finanziamenti, per superare la logica dell'emergenza".
È necessario potenziare i sistemi di monitoraggio! Delocalizzare senza che la burocrazia diventi ulteriore fattore di rischio.
"La SGI evidenzia inoltre la necessità di potenziare i sistemi di monitoraggio e di allerta per la riduzione del rischio. I tempi di reazione estremamente ridotti, offerti dagli attuali sistemi, rendono spesso inefficace la messa in sicurezza delle persone. È fondamentale sviluppare tecnologie e protocolli che consentano allarmi sufficientemente precoci e affidabili.
Infine, la Società Geologica Italiana auspica una revisione delle normative relative alla delocalizzazione degli insediamenti a rischio. Le valutazioni immobiliari devono tenere conto del valore effettivo delle proprietà e consentire ai residenti di accedere a condizioni e alternative abitative che incentivino la permanenza in montagna in sicurezza – ha concluso Carosi - senza che l'aumento del costo della vita o i limiti burocratici diventino un ulteriore fattore di rischio. Questo è cruciale per la vitalità delle comunità e per preservare l'attrattività turistica di un territorio che, sebbene Patrimonio UNESCO, è prima di tutto un luogo di vita e lavoro.
La Società Geologica Italiana è a disposizione delle istituzioni e delle comunità locali per fornire il proprio contributo scientifico e tecnico, sostenendo la ricerca e la formazione necessarie a implementare strategie di mitigazione e adattamento efficaci per la tutela del nostro prezioso territorio e delle comunità che lo abitano".