Situazioni incendi – interviene la Società Geologica Italiana!

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SGI

Rodolfo Carosi (Presidente della Società Geologica Italiana): "Una ampia parte della comunità tecnico-scientifica nazionale, facente parte della Fondazione RETURN (https://www.fondazionereturn.it/) nata in concomitanza con l'omonimo progetto nazionale finanziato dal PNRR, si sta occupando degli aspetti previsionali connessi agli  incendi e da attendersi sul territorio vulnerato da episodi di incendio".

Salvatore Martino (ordinario in Geologia Applicata presso Dipartimento Scienze della Terra di Roma "Sapienza", coordinatore nazionale Spoke2, Ground Instabilities, progetto RETURN): "Le competenze necessarie sono marcatamente interdisciplinari, coinvolgendo ambiti molto diversificati che vanno, tra gli altri, dall'architettura del paesaggio, alla geologia, all'ingegneria; ciò in una visione sinergica, che porti alla realizzazione di prodotti concatenati, atti a restituire scenari futuri di previsione di e atti conseguenti agli episodi di incendio. In particolare, le competenze geologiche mirano ad una mappatura del territorio in chiave di sua caratterizzazione litologica e litotecnica, al fine di identificare i fattori predisponenti ad eventuali processi di dissesto".

"L'estate 2025 sta nuovamente proponendo severi scenari di incendi che quest'anno, tra l'altro, hanno colpito, tra fine Luglio e inizio Agosto, alcune aree delle regioni della Sicilia e della Sardegna ad alta frequentazione turistica o di significativa rilevanza per il settore agroalimentare, come, rispettivamente, nei casi della riserva dello Zingaro nel trapanese e delle località di Serrenti, Tuili e Muravera nel sud Sardegna e nella provincia di Cagliari. Indipendentemente dalla natura di questi episodi che, generalmente parlando, è nella maggior parte dei casi di origine dolosa, l'impatto sul territorio da essi lasciato pone la comunità geologica nazionale difronte al complesso tema della valutazione dell'incremento della vulnerabilità dei versanti, dapprima ricoperti da vegetazione, a causa della sopraggiunta esposizione agli atmosferili dei terreni o delle rocce in essi a ioranti. Una ampia parte della comunità tecnico-scientifica nazionale, facente parte della Fondazione RETURN (https://www.fondazionereturn.it/) nata in concomitanza con l'omonimo progetto nazionale finanziato dal PNRR, si sta occupando degli aspetti previsionali connessi agli incendi e da attendersi sul territorio vulnerato da episodi di incendio". Lo ha affermato Rodolfo Carosi, Presidente Nazionale della Società Geologica Italiana. 

"Le competenze necessarie sono marcatamente interdisciplinari, coinvolgendo ambiti molto diversificati che vanno, tra gli altri, dall'architettura del paesaggio, alla geologia, all'ingegneria; ciò in una visione sinergica, che porti alla realizzazione di prodotti concatenati, atti a restituire scenari futuri di previsione di e atti conseguenti agli episodi di incendio. In particolare, le competenze geologiche mirano ad una mappatura del territorio in chiave di sua caratterizzazione litologica e litotecnica, al fine di identificare i fattori predisponenti ad eventuali processi di dissesto (quali frane superficiali in terra o crolli di roccia), ma anche la mappatura dell'uso del suolo, della sua erodibilità e delle tipologie di coperture vegetali (questi ultimi riconducibili, ad esempio, in aggregazioni vegetazionali ognuna delle quali differenziabile per fisiologia e per tasso di sviluppo e/o ripresa a seguito di eventi incendiari). Per poter restituire scenari di effetto post-incendio è necessario simulare è necessario simulare, ad esempio attraverso modelli numerici, la possibile propagazione delle fiamme tenendo conto delle variabilità connesse sia all'incertezza che alla dipendenza da numerosi fattori di controllo (tra i quali la ventilazione e le temperature dell'aria) e, di conseguenza, disporre di mappe con perimetri potenzialmente incendiabili entro i quali applicare fattori di inseverimento delle condizioni di stabilità, che consentano la quantificazione del ruolo di fattore preparatorio giocato dall'incendio stesso. Un valido strumento a supporto delle simulazioni numeriche è rappresentato dall'analisi iperspettrale di dati satellitari che consente una mappatura oggettiva delle aree incendiate e può indicizzare l'intensità degli e etti causati, fornendo così importanti dati per la calibrazione dei modelli di propagazione. Con queste premesse, l'analisi multi hazard in senso stretto – ha affermato Salvatore Martino Prof. ordinario in Geologia Applicata presso Dipartimento Scienze della Terra di Roma "Sapienza", coordinatore nazionale Spoke2, Ground Instabilities, progetto RETURN - si conduce a valle dell'applicazione di azioni di innesco (quali piogge o terremoti), a pericolosità nota ovvero rappresentative di scenari di previsione deterministici, che consentano di tradurre la predisposizione del contesto naturale, già inseverito dall'incendio, in effetti di distacco di masse detritiche con la loro conseguente propagazione verso valle, sfruttando eventualmente canali di trasporto. Il potenziale insito in approcci di analisi di scenario risiede nella possibilità di ridurre la vulnerabilità degli ecosistemi, come anche delle infrastrutture in essi ospitate, qualora siano esposti alle fiamme, valutandone la probabilità di coinvolgimento sulla base di previsioni di propagazione dell'incendio. Ciò risulta particolarmente efficiente anche nell'ottica della previsione delle variazioni climatiche, che possono inferire su condizioni e fattori di controllo della distribuzione e dell'intensità degli eventi di incendio. Si può, ad oggi, senz'altro ritenere che, in prospettiva, una maggiore dffusione delle analisi di scenario ed una loro traduzione in strumenti di gestione del territorio possa fornire un sostanziale contributo alla mitigazione del rischio associato agli effetti di propagazione degli incendi, aumentando la resilienza dei contesti socio-economici vulnerati. Appare, altresì, fondamentale il ruolo della geologia nel supportare questa tipologia di analisi nelle sue diverse fasi di applicazione, a partire dalla mappatura delle condizioni predisponenti, passando per l'identificazione e la caratterizzazione dei processi di inseverimento e, a seguire, delle azioni naturali di innesco, per poi arrivare alla valutazione quantitativa degli e etti di instabilità del terreno indotti sul territorio ed alla loro rappresentazione cartografica".