Dal 16 al 18 Settembre – a Padova il Congresso Nazionale Congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e della Società Geologica Italiana con ben 1100 ricerche che saranno presentate per la prima volta!

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SGI

Anna Maria Marotta   (Ordinario in Geofisica della Terra Solida, presso il Dipartimento di Scienze della Terra – Ardito Desio – dell'Università degli Studi di Milano) : "A Padova sarà presentato il primo database italiano delle pressioni, che raccoglie dati sulla pressione del sottosuolo acquisiti da pozzi esplorativi di petrolio e gas. La mappatura delle pressioni dei pori nel sottosuolo è fondamentale in diverse discipline geologiche legate alle risorse petrolifere   all'energia geotermica, alla valutazione del rischio geologico, alla gestione delle acque sotterranee e all'ingegneria geotecnica".

Risultati illustrati in anteprima alla stampa, dalle bio – geoscienze, al clima e ancora dal patrimonio geologico e culturale all'evoluzione del Pianeta Terra, dalla Tettonica dalla Geochimica, alla Cartografia Geologica o ancora dalla Geomorfologia alle applicazioni Industriali in Mineralogia, Petrografia e Geochimica, dalla Mineralogia ai Rischi Naturali, dalla Vulcanologia alla Sismologia.

Padova interverrà anche il Servizio Geologico Croato!

"Dal 16 al 18 di Settembre a Padova ben 1000 scienziati. Avremo studi, illustrati per la prima volta sull'analisi dei processi naturali che avvengono nel nostro pianeta a differenti scale spaziali e temporali e la cui comprensione è fondamentale per decifrare la storia della Terra e prevedere i futuri cambiamenti geologici. Comprendere la complessa interazione tra evidenze superficiali e processi dinamici profondi richiede un approccio fortemente interdisciplinare che integri i dati osservativi provenienti da studi sul campo e la modellazione fisica e di laboratorio dei processi.

Verranno presentati i risultati di uno dei più recenti esperimenti IODP (International Ocean Discovery Program), condotto nel bacino Tirrenico, uno dei bacini di retroarco più giovani del Mediterraneo (Miocene medio - presente), che offre un'eccezionale opportunità per studiare il processo di esumazione di mantello e la variabilità laterale delle proprietà della transizione Oceano-Continente (OCT) vista la bassa profondità a cui il mantello si trova nel Mar Tirreno". Lo ha annunciato Anna Maria Marotta, Ordinario in Geofisica della Terra Solida, presso il Dipartimento di Scienze della Terra – Ardito Desio – dell'Università degli Studi di Milano.

Saranno presentati risultati riguardanti la Calabria Settentrionale ma anche la deformazione del suolo lungo il fianco sud – orientale dell'Etna.

"I risultati di uno studio integrato che combina geologia di campo, petrologia, geocronologia e ricostruzioni di placche indicanti un contesto di transizione oceano-continente (OCT) nell'Unità Liguride della Calabria Settentrionale (NCLU).

I risultati di studi di modellazione numerica della evoluzione dinamica di margine convergenti e convergenti/divergenti, questi ultimi in cui una fase iniziale di subduzione oceanica, che si conclude con una collisione continentale, viene seguita da una successiva fase di regime estensionale. Le previsioni di questo tipo di modelli numerici troveranno applicazione per spiegare la evoluzione post-collisionale della catena Varisica – ha continuato la Marotta -  nel dominio Austroalpino delle Alpi Occidentali.

I risultati di modellazione numerica della deformazione del suolo lungo il fianco sud-orientale dell'Etna, uno dei vulcani più attivi e pericolosi al mondo, durante un periodo di quiescenza vulcanica, focalizzando l'attenzione sul ruolo della pressurizzazione del magma, che si ritiene acceleri il processo di scivolamento. I risultati vengono confronti con dati GPS".

A Padova la presentazione anche alla stampa del primo database italiano con dati sulla pressione del suolo acquisiti da pozzi esplorativi di petrolio e gas. Analisi di questo tipo sono utili in ambito di stoccaggio sotterraneo di gas e per l'industria degli idrocarburi, o per studi di mitigazione del rischio sismico.

"Il primo database italiano delle pressioni, che raccoglie dati sulla pressione del sottosuolo acquisiti da pozzi esplorativi di petrolio e gas. La mappatura delle pressioni dei pori nel sottosuolo è fondamentale in diverse discipline geologiche legate alle risorse petrolifere – ha dichiarato Anna Maria Marotta -  all'energia geotermica, alla valutazione del rischio geologico, alla gestione delle acque sotterranee e all'ingegneria geotecnica.

I risultati di esperimenti di laboratorio in cui viene simulato il processo di crescita di faglie normali con descrizione della fase iniziale di rapida propagazione dei segmenti, seguita da una fase di accumulo dello scorrimento e di interazione e collegamento tra i segmenti.

Analisi di questo tipo sono utili in ambito di stoccaggio sotterraneo di gas e per l'industria degli idrocarburi, o per studi di mitigazione del rischio sismico".

Anche studi sull'evoluzione e cambiamento dell'Appennino Italiano!

"I risultati di uno studio di nuovi dati di cartografia geologica che, combinato con analisi stratigrafiche, biostratigrafiche e strutturali dettagliate delle Unità Epiliguri di Tortona e Voghera, dimostra che lungo i margini convergenti la tettonica estensionale e transtensionale può controllare significativamente la sedimentazione, contribuendo all'evoluzione dinamica dei bacini sedimentari associati.

Le prove di dolomitizzazione idrotermale (per la prima volta nell'Appennino meridionale (Italia meridionale) guidata dalle faglie durante l'evento di rifting del Triassico superiore che ha interessato la placca adriatica occidentale, proponendo che la brecciazione e la cementazione idrotermale della dolomite fossero collegate alla normale attività di faglia – ha affermato la docente dell'Università degli Studi di Milano -  durante la disgregazione della Pangea, contribuendo alla separazione del margine eurasiatico sud-occidentale dalla placca adriatica.

I risultati di uno studio integrato di dati sismici offshore, registrazioni stratigrafiche e modelli cinematici per proporre una ricostruzione riveduta dei blocchi continentali a est di Adria". 

Anche le faglie dell'Adriatico! Tali risultati verranno discussi in termini di valutazione della pericolosità sismica e di deformazione continentale.

"Vengono rivelati controlli geodinamici contrapposti dovuti all'apertura dell'Atlantico e alla subduzione fella Tetide e si fornisce un quadro più preciso per comprendere la complessa tettonica mesozoica dell'Adriatico orientale.

La analisi della dispersione osservata nei dati di scorrimento delle faglie rispetto alla attesa relazione di proporzionalità diretta con la lunghezza delle faglie. Verranno presentati i dati relativi al tasso di scorrimento delle faglie in funzione della lunghezza di faglia in tre aree estensionali italiane  - ha spietago la professoressa - e si mostrerà che la dispersione nei dati relativi al tasso di scorrimento in funzione della lunghezza per le tre aree è maggiore per un numero maggiore di faglie lungo l'asse longitudinale e quindi con una maggiore interazione tra faglie lungo l'asse longitudinale. Tali risultati verranno discussi in termini di valutazione della pericolosità sismica e di deformazione continentale". 

Saranno resi noti i primi risultati delle analisi condotte sugli scisti bianchi delle Alpi Centrali. Gli scisti bianchi sono rocce metamorfiche.

"I primi risultati delle analisi sugli scisti bianchi scoperti di recente nelle Alpi Centrali (falda di Adula) e che stanno sollevando interrogativi fondamentali sui processi che controllano la distribuzione dinamica ed eterogenea della pressione nei volumi di interfaccia fluido-roccia in reazione e deformazione. Le indagini di campo e petrologiche sono combinate – ha spietago Anna Maria Marotta -  con la modellazione numerica visco-frizionale degli sforzi dei fluidi lungo le zone di taglio per fornire una potenziale spiegazione delle apparenti discrepanze tra le impostazioni tettoniche regionali e i percorsi pressione-temperatura-profondità dedotti petrologicamente". 

E risultati importanti riguardanti anche come sta cambiando il Pianeta, come si evolve la crosta terrestre.

"Nuovi dati stratigrafici e micropaleontologici del Bacino di Manavgat per definire i tempi e la velocità del sollevamento che il margine meridionale dell'Altopiano dell'Anatolia Centrale ha subito durante il Quaternario, guidato da processi litosferici profondi come la rottura di slab, la delaminazione e l'ispessimento crostale.  Questo margine rappresenta una zona di significativa attività geodinamica – ha concluso Anna Maria Marotta, docente Università degli Studi di Milano -  e la comprensione della sua storia di sollevamento è essenziale per ricostruire non solo l'evoluzione dell'altopiano ma anche la geodinamica più ampia del Mediterraneo orientale. 
I risultati della analisi dei depositi sedimentari in bacini di avampaese indicanti una sorgente vulcanica primaria ad arco nella zona di subduzione del Makran, lungo il margine nord-orientale del golfo dell'Oman, dove la placca oceanica Araba subduce sotto la placca continentalle euroasiatica".